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Secondo gli ultimi dati Istat ad Aprile 2013 gli occupati sono 22 milioni 596 mila, in calo dello 0,1% rispetto a Marzo e dell’1,6% su base annua. A livello territoriale il calo dell’occupazione è pari a -1,4% nel Nord, -1,6% nel Centro e -2,7% nel Mezzogiorno. La riduzione su base annua degli occupati italiani coinvolge entrambe le componenti di genere, mentre continua la crescita dell’occupazione straniera sostenuta soprattutto dalle donne.
Il numero di
disoccupati pari a 3 milioni 83 mila aumenta dello 0,7% rispetto a Marzo. Su
base annua si registra una crescita del 13,8%. La crescita della disoccupazione
riguarda sia la componente maschile sia quella femminile e si presenta diffusa
sull’intero territorio nazionale con una punta al Nord.
A queste due
categorie, si aggiunge anche il numero degli individui inattivi tra i 15 e i 64
anni, che aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente. Più precisamente, per
quanto riguarda i giovani, sempre secondo i dati Istat pubblicati il 31 Maggio
e riferiti ad Aprile 2012, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è volato a
quota 40,5%: si tratta del livello più alto da 36 anni. Secondo le stime
dell’istituto è anche il record dall’inizio delle serie storiche mensili
(gennaio 2004).
Le
vignette di MGF (blogspot)
Stando ai dati
forniti da Confidustria, ad essere in pericolo è specialmente il settore
manifatturiero, che in circa sei anni ha visto perdere il 15% del proprio
potenziale e ha portato, come conseguenze inevitabili, alla perdita di circa
540.000 posti di lavoro e alla chiusura di quasi 55.000 aziende negli ultimi
quattro anni, pari al 19,3% del totale.
Vauro
Le nostre opportunità: il contratto di apprendistato
Per
rilanciare il contratto di apprendistato con la riforma Fornero si è emanato,
ad hoc, il d.lgs. n167/2011, che mette a
disposizione degli operatori economici un quadro unico a cui far riferimento.
Innanzitutto dal testo legge il contratto in esame
si suddivide in tre tipologie:
-
apprendistato per la qualifica e il diploma professionale (detto anche
di I livello);
- apprendistato professionalizzante o di mestiere
(definito pure di II livello);
- apprendistato di alta formazione e ricerca (denominato
anche di III livello).
Destinatari della prima forma contrattuale sono i
ragazzi dai 15 ai 24 anni, i quali hanno la possibilità di acquisire alla
scadenza del contratto o una qualifica professionale, se il contratto dura 3
anni, oppure un diploma professionale regionale, rilasciato dagli enti
formativi accreditati dalla Regione. E’ proprio a questa che spetta di definire
gli standard minimi formativi del contratto, sentite le partite sociali, in
accordo alla Conferenza permanente Stato-Regioni, la quale, in data 29 luglio,
ha prescritto i profili formativi per 21
qualifiche professionali e altrettante per i diplomi. Alla regione
spetta, inoltre, l’individuazione del monte ore di formazione sia esterna che
interna all’azienda, la cui modalità è delineata dai contratti collettivi
nazionali di lavoro (CCNL).
La seconda figura elencata è finalizzata
all’acquisizione di una qualifica contrattuale da parte di giovani dai 18 ai 29
anni. In questo caso spetterà ai CCNL definire la durata (di tre o cinque anni
a seconda se si tratti di un lavoro artigianale o meno), il monte ore e il
sistema di erogazione della formazione professionalizzante.
A questo si aggiungono i profili professionali quali
il sistema di inquadramento e classificazione del personale. Invece alla regione compete la disciplina della
formazione pubblica, di base e trasversale, di durata massima nel triennio di
centoventi ore nell’arco del triennio.
Infine abbiamo il contratto di
alta formazione e ricerca, stipulato per conseguire un diploma di istruzione secondaria superiore,
titoli di studio universitari e dell’alta formazione (compresi i dottorati),
titoli
per
la specializzazione
tecnica superiore
(particolare riferimento ai diplomi dei percorsi di
spec. Tecnologica degli istituti tecnici
superiori), o per svolgere attività di ricerca e
praticantato per le professioni ordinistiche. A ciò si aggiunge la
possibilità di acquisire una qualifica professionale. Per questa forma, utilizzabile per i giovani dai 18 ai 29 anni
di età, è la Regione che deve definire la durata formativa, una volta sentite
le parti sociali e in accordo con le istituzioni formative. In mancanza, è
possibile la stipulazione di convenzioni tra mondo lavorativo e scolastico.
Le ultime due tipologie possibile essere stipulate sia nel settore
pubblico che privato. La prima solo in quest’ultimo.
Per ciascuna figura
contrattuale ci sono vantaggi sia per l’apprendista che per il datore di
lavoro. Al primo vengono riconosciute l’assicurazione contro gli infortuni
sul lavoro e le malattie
professionali, l’assicurazione contro
le malattie, l’assicurazione contro l’invalidità e vecchiaia, la maternità e l’assegno familiare. Non possono beneficiare,
invece, dei trattamenti ordinari di
integrazione salariale, dell’indennità di disoccupazione e di mobilità. Il datore di lavoro concede
all’apprendista una retribuzione inferiore rispetto a quella che dovrebbe
effettivamente conferire, in virtù del sottoinquadramento, a due livelli
inferiori, del lavoratore. Inoltre la legge di stabilità 183/2011 prevede che per i contratti di apprendistato stipulati dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2016 è
riconosciuto ai datori di lavoro, che occupano alle proprie
dipendenze un numero di addetti
pari o inferiore a nove, uno
sgravio contributivo del 100% nei primi tre anni di contratto. Questo
vantaggio economico sussiste fino all’anno successivo alla
prosecuzione
dell’apprendistato come ordinario rapporto subordinato a tempo indeterminato.
Nonostante appaia evidente che il
contratto in esame sia decisivo per le prospettive occupazionali dei giovani e
la qualità del lavoro, i dati emersi dal rapporto di monitoraggio annuale
sull’apprendistato dell’Isfol sono ancora scoraggianti. Infatti nel periodo
analizzato gennaio-agosto 2012 i contratti di apprendistato attivati rispetto
al totale sono stati solo il 2,9%, meno del 2011, in cui si è registrata una percentuale di attivazioni
pari al 3,1%. È possibile rilevare che di questa quota solo il 7,4% è relativa
al contratto di I livello, nonostante sia stato definito dal legislatore per
intercettare i tanti giovani che hanno abbandonato la scuola, offrendo loro
l’occasione di entrare nel mercato del lavoro e, nel frattempo, di acquisire un
titolo di studio. Ancora più bassa è la percentuale rilevata per i contratti di
alta formazione e ricerca. Solo lo 0,2%. La restante parte è attribuita al
contratto di II livello, che risulta essere sicuramente la forma contrattuale
maggiormente più utilizzata. Nel rapporto si rilevano i dati percentuali del
2011 relativi ad aree geografiche. Di quel 3,1% succitato, il 56% è la parte
dei contratti di apprendistato stipulati al nord, il 26 al centro, e il 17% al sud. Ma questi dati
non sono in aumento, perché nello stesso periodo ci sono altrettante
cessazioni, rispettivamente per ciascun area. Ancora di più raccapriccianti
sono i numeri relativi alla Puglia, dove si registra una quota pari al 26%
delle attivazioni totali del sud.
È proprio
in Puglia che i lavori legislativi per l’apprendistato si sono fermati alla legge 31
del 22.10.2012, recepente quella nazionale. Mancano ancora allo stato attuale i
regolamenti esecutivi che disciplinano i
profili che attengono alla formazione dell’apprendistato per attività di
ricerca e per la qualifica e il diploma professionale.
Anche se
gli interventi legislativi sono necessari, riprendendo il pensiero del
professore Michele Tiraboschi, allievo di Marco Biagi, “non saranno
sufficienti, se le parti sociali, le imprese e le università e, non ultimi, i
giovani e le loro famiglie continueranno a perpetuare modelli educativi e
formativi che ormai appartengono al passato. In particolare, non appare più
sostenibile concepire i percorsi di vita secondo la scansione
studio-lavoro-pensione: oggi l’apprendimento e le occasioni di formazione
devono necessariamente accompagnare tutto l’arco della vita di una persona,
intrecciandosi e integrandosi con il percorso lavorativo e professionale”.
www.inpolis.it
Quale anello
mancante tra scuola e mondo lavorativo?
Il documento fondamentale che regola
l’importante progetto di “alternanza scuola lavoro” è rappresentato dalla legge
del 15 Aprile 2005, n.77 intitolata: “Norme generali relative all’alternanza
scuola-lavoro, a norma dell’articolo 4 della legge 28 Marzo 2003, n.53”. La
legge in oggetto definisce il progetto di alternanza scuola-lavoro come:
“Modalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo, sia nel sistema dei
licei, sia nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale, per
assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di
competenze spendibili nel mercato del lavoro”.
Almeno così come
definito il progetto di alternanza scuola lavoro sembra un ottimo metodo per
creare nei giovani la possibilità di conoscere, per quanto possibile, le realtà
industriali presenti sul territorio in modo da poter integrare l’esperienza
pratica alle numerosissime ed importantissime nozioni fornite dai propri
docenti durante l’anno scolastico.
Ci si è chiesti,
quindi, quanto il progetto di alternanza scuola lavoro possa rappresentare una
piccola esperienza svolta in un laboratorio diverso da quello scolastico, o se
essa è una vera e propria risorsa che possa legare lo studente all’azienda
anche in seguito al conseguimento del diploma.
Per questo motivo si
è deciso di rivolgerci ai docenti-tutor che si occupano della gestione del
progetto seguendo gli studenti impegnati ed interfacciandoci con il mondo delle
imprese che aderisce a tale iniziativa.
In particolare, la docente di riferimento
dell’ITIS G. Marconi ci ha indicato come il progetto di alternanza scuola
lavoro sia un utile strumento di professionalizzazione supportato da numerose
aziende dall’area industriale barese almeno fino all’inizio della nota crisi
economica che ha coinvolto l’intero territorio nazionale ed europeo.
La crisi economica ha
ridotto, quindi, del 50% il parco aziende su cui l’istituto può contare
attestandosi attualmente su un numero pari a 8-10 tra piccole e medie imprese.
Sebbene l’istituto
funga da istituto tecnico industriale (meccanica, meccatronica ed energia;
informatica e telecomunicazioni), liceo scientifico tecnologico e liceo scientifico
opzione scienze sociali, gli studenti che hanno la possibilità di partecipare
ai corsi di alternanza scuola lavoro sono solo quelli che frequentano i corsi
di indirizzo meccanica. Questo avviene, nonostante il riferimento legislativo
abbia ampliato a tutti gli studenti la possibilità di partecipare
all’esperienza in oggetto, per la mancanza di sufficienti fondi e difficoltà di
individuare nuove aziende disponibili ad aderire al progetto.
Le statistiche di
inserimento degli studenti dell’istituto nelle aziende dove svolgono l’attività
di alternanza scuola lavoro raccontano come sporadici, ma non nulli, i casi in
cui gli studenti sono assunti con contratto a tempo indeterminato, mentre
capita spesso che alcuni studenti collaborino con le aziende con contratti a
tempo determinato non più rinnovati nel momento in cui si esaurisce da parte
dell’azienda la necessità di collaborazione del neo-diplomato.
L’alternanza scuola lavoro rappresenta
una grande opportunità sia per gli studenti che per le aziende. Se da un lato
esse percepiscono un contributo esiguo, circa 250 euro l’anno, da parte
dell’istituto per coprire le spese di tutoraggio e formazione di ogni studente,
dall’altro ogni azienda ha la possibilità di professionalizzare tecnici di
qualità che potrebbero essere assunti in caso di necessità potendo contare su
una formazione maggiormente specifica e qualificata rispetto ad altri possibili
candidati collaboratori che non hanno partecipato a progetti di formazione in
azienda.
La ricerca di un
posto di lavoro che possa essere fonte di sicurezza per i neo-diplomati è
sempre più complessa e meno scontata a causa di scarsa domanda di nuovi
lavoratori, richiesta di alta specializzazione ed alta concorrenza tra i
candidati. Convincere di essere adatti per lo svolgimento della mansione per la
quale si concorre è soprattutto un processo psicologico che non parte nel
momento in cui ci si siede in sede di colloquio, ma che deve essere sempre più
implicito negli studenti a partire dalle lezioni frequentate tra i banchi di
scuola in cui essi devono mostrare tutta la loro volontà e la loro
partecipazione ad apprendere in modo da poter essere i più preparati e
competenti in sede di selezione.
Al termine del
percorso di studio di scuola media superiore si deve essere pronti a mostrare
tutte le conoscenze acquisite affinchè cinque anni di studio non rappresentino
solo due righe del proprio curriculum vitae, bensì un vero e proprio bagaglio
culturale da applicare alla realtà lavorativa. Tra i diplomati c’è chi cerca
subito un’occupazione e chi invece preferisce intraprendere un percorso
universitario che possa ampliare la propria preparazione da poter spendere
successivamente come tecnici di maggior specializzazione. Anche in questo caso
ci si può chiedere se l’università italiana non sia troppo priva di pratica e
che, quindi, penalizzi gli studenti una volta giunto il conseguimento del
titolo di laurea.
A tal fine, a partire
dall’anno A.A 2011/2012, i neo-diplomati possono iscriversi ai nuovi istituti
tecnici superiori.
Come si apprende dai dati del “Ministero
dell’Istruzione, Università e ricerca”: gli ITS sono fondazioni costituite da
scuole, imprese ed altri soggetti, per dare vita ad un’autentica integrazione
tra istruzione, formazione e lavoro.
Gli ITS prevedono,
quindi, percorsi biennali per il rilascio del “diploma superiore” e triennali
per la “Laurea breve professionalizzante”. Le lezioni sono tenute da docenti
degli istituti superiori e delle Università oltre alla fondamentale presenza di
tutor che rappresentano le imprese aderenti alle fondazioni. Questo semplice
aspetto identifica la vera e propria novità degli ITS che cercano di
professionalizzare allievi tecnici superiori con grandi competenze in linea con
le aspettative delle aziende che li assumeranno.
Un servizio pubblico
e dai costi contenuti darà quindi la possibilità di entrare in forte contatto
con le realtà aziendali del territorio tramite un percorso biennale di 2000
ore, di cui 800 di stage presso le aziende aderenti alla fondazione che permetteranno
di approfondire gli importanti temi del piano di intervento di “Industria 2015”
come l’efficienza energetica; la mobilità sostenibile negli ambiti della
logistica, del trasporto aereo, marittimo e ferroviario; nuove tecnologie per
il made in Italy, negli ambiti di meccanica, moda alimentare, casa e servizi
alle imprese; beni e attività culturali; informazione e comunicazione;
tecnologie della vita.
Per quanto riguarda il territorio barese
l’istituto tecnico superiore attivo è l’ITS “A. Cuccovillo”, che fa parte
dell’area nuove tecnologie per il Made in Italy Sistema meccanico-meccatronico
(Energia) Puglia ed offre corsi per il rilascio del titolo di “Automazione
Integrata e Sistemi Meccatronici” ed “Innovazione di Processi e Prodotti
Meccanici”. Tali corsi potranno essere frequentati anche attraverso la terza
tipologia di contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca.
L’anno
2013 segna il termine del primo corso biennale dell’ITS A. Cuccovillo, sicuri
delle grandi competenze e della versatilità che le figure uscenti potranno
mettere a disposizione delle imprese del territorio, non ci resta che attendere
un riscontro effettivo sulla statistica occupazionale che questo tipo di corso
si propone da subito di ampliare.
Cosa ci dicono da Bitetto
Il Santarella è il primo anno che vi
partecipa e partirà a settembre l'alternanza scuola/lavoro; il progetto è stato
presentato all' U.S.P. (Provveditorato degli Studi Puglia), da parte del
Santarella, e partecipano tutte le classi seconde terze e quarte degli
elettrici del Santarella di Bari e Bitetto. Tuttavia, il Santarella di Bari e
Bitetto non si è fermato alla semplice alternanza scuola/lavoro e con un
progetto ambizioso vuole dimostrare che il lavoro si può creare non dovendo
necessariamente abbandonare il proprio territorio, in questo caso quello
pugliese, con l’intento di dimostrare che è il territorio stesso ad offrire
risorse e forme diverse al normale impiego in azienda; ma soprattutto la scuola
dimostra di non lasciare i suoi alunni soli dopo la formazione, accompagnandoli
nel vorticoso mondo del lavoro e del confronto per sentirsi a pieno
“lavoratori”.
Il progetto si chiama SA. G & F.(
Santarella Giovani e Futuri) ed è una coop, una cooperativa formata da 10
studenti, un genitore e una docente. Ci sono elettrici e installatori di
impianti fotovoltaici e a settembre si apriranno le porte alle ragazze del
settore moda e ai meccanici.
I soci fondatori
sono: Enrico Arpino, Vito Carbonara, Matteo Carlucci, Nicola D' addario, Silvio
Giordano, Daniele Grittani, Giuseppe Maffei, Jonathan Panza, Antonio
Rutigliano, Vito Saccente (studenti); Mauro Spina (genitore); Carla Ingegno
(docente).
La grande sfida è
nata durante le lezioni di storia con la Docente Carla Ingegno, professoressa
di storia al Santarella di Bitetto nonché ideatrice del progetto tra
scuola/alunni e presidentessa della cooperativa: “Sono fiera, come docente e
come educatore -spiega Ingegno sulla Gazzetta di Domenica 19 Maggio 2013- di
essere al fianco di ragazzi che hanno colto un suggerimento partito durante una
lezione di storia: il momento è difficile, ma ognuno di noi, se ci crede, può
contribuire a piccoli grandi cambiamenti. Troppo spesso i ragazzi si sentono
impotenti ed è nostro dovere di educatori contribuire, oggi più che mai, a far
emergere il meglio di loro incidendo sulla loro formazione, attraverso il
percorso formativo, favorendo l'ambizione a superare le difficoltà che la
società vive”.
Inoltre è una società
non a scopo di lucro appoggiata e sostenuta, soprattutto nello startup
iniziale, anche dagli amministratori locali di Bitetto tra cui il sindaco
Occhiogrosso Stefano e l'assessore al Welfare Domenico Gargano, il quale ha creduto nel progetto e ha investito
del suo "offrendo" a questi ragazzi una opportunità concreta e
realizzabile, a tal punto che, ha pagato le spese dell'atto notarile per
la registrazione della coop con il
proprio stipendio da assessore.
In conclusione il sostegno a questi ragazzi e all'idea della
coop, nasce per dimostrare che sul proprio territorio è possibile creare
un'autonomia imprenditoriale giovanile dove “Il primo passo spetta alle
istituzioni, e ai ragazzi dimostrare la loro bravura” -come affermato
dall'assessore Gargano sulla Gazzetta di Domenica 19 Maggio 2013.
Possiamo dire che
questo è un concreto messaggio di speranza in cui aggregazione, collaborazione
e voglia di esserci possono essere il primo passo per superare un momento
difficile come la crisi economica che ha devastato il mondo del lavoro e in
particolar maniera, quello giovanile.
Cosa ci dicono da
Modugno
All’ITC
Tommaso Fiore di Modugno ormai da tre anni è attivo il progetto di alternanza
scuola-lavoro; un progetto che ha come scopo primario quello di far conoscere
agli alunni il mondo del lavoro, con le sue tempistiche e i suoi metodi.
Presso
l’istituto modugnese l’alternanza è attiva per l’indirizzo turistico e
coinvolge un’intera classe. Il percorso si organizza su tre anni: il secondo,
terzo e quarto anno di scuola media superiore. A differenza dei ragazzi del
terzo e quarto anno che svolgono uno stage rispettivamente nelle agenzie
turistiche e nelle strutture ricettive alberghiere, per i ragazzi del secondo
anno non è prevista un’esperienza in azienda. Il progetto si svolge nel mese di
maggio e comporta un notevole sforzo sia da parte dei docenti sia degli alunni.
“I docenti devono riorganizzare i programmi perché al normale svolgimento
dell’anno scolastico sono sottratte tre settimane in cui gli alunni non
frequentano le normali lezioni didattiche. Gli alunni, d’altra parte, devono
impegnarsi in maniera rilevante per un maggior carico di studio dovuto alla
riduzione dell’anno scolastico da otto a sette mesi” ci spiega il prof.
Brudaglio, coordinatore del progetto di alternanza scuola lavoro presso l’istituto
T. Fiore.
Ma
gli studenti vivono questa esperienza con grande entusiasmo e accettano di buon
grado di sacrificarsi e sottoposti ad un certo stress per l’anticipazione del
programma, consapevoli dell’importante opportunità che è loro offerta.
“In
poche settimane è possibile acquisire nozioni e procedure che a scuola -ammesso
che si possano insegnare- richiederebbero mesi d’insegnamento” rileva il
professore, spiegandoci che progetto prevede sia incontri introduttivi tenuti
da esperti propedeutici al lavoro da svolgere in azienda, sia incontri che
rispondono alle esigenze di chi si deve inoltrare di lì a poco nel mercato del
lavoro.Inoltre, se si considerano tutti quei ragazzi degli istituti tecnici che
sono poco valorizzati dallo studio teorico, ma di cui è facile intuire le
potenzialità nell’attività professionale, un altro elemento di valore aggiunto
dell’alternanza scuola lavoro è il rendere questi ragazzi i veri protagonisti
del “learning by doing”, dell’imparare facendo.“Essi sono i primi a dimostrare
di riuscire perfettamente ad acquisire tempi, le tecniche e l’organizzazione
mentale tipiche di aziende, apprezzando molto più il vedere come si fa e
ripeterlo piuttosto che studiarlo da un libro e limitarsi semplicemente ad
immaginarlo” conferma il professore.
Un
ruolo molto importante lo svolge la scuola con i suoi tutor scolastici che si
affiancano al tutor aziendale e hanno il compito di sorvegliare sul project
work (piano di lavoro concordato tra azienda e scuola) e indicare alle aziende
le esigenze didattiche e se necessario modificare il progetto in base alle
esigenze dello studente.
E
le aziende che approccio hanno nei confronti di questi progetti?
“Il
rapporto tra le aziende e la scuola è, in modo confortante, crescentemente
costruttivo; avverto crescere, anno dopo anno, una sorta di responsabilità da
parte del mondo imprenditoriale nei confronti della formazione” ha dichiarato
il professor Brudaglio.
Negli
anni il ruolo delle aziende pare sia cambiato: oggi sempre più aziende
partecipano a progetti di alternanza scuola lavoro, forti della consapevolezza
che anche il mondo imprenditoriale deve essere coinvolto nella formazione dei
futuri lavoratori e del vantaggio offerto da questi progetti. Essi, infatti,
permettono una spesa minore nella formazione di nuovi lavoratori al momento
dell’assunzione.
Quello
tra aziende e scuola risulta essere un dialogo molto proficuo, in grado di
generare progetti vincenti.
Negli
ultimi, però, ad un sempre maggior numero di istituti richiedenti i
finanziamenti per i progetti di alternanza scuola lavoro, non è corrisposto un
aumento dei fondi provenienti dal ministero cosicché, purtroppo, i
finanziamenti per ogni singolo sono oggi diminuiti.
Nonostante
il quadro appaia a primo impatto scoraggiante, ci sono però esempi positivi,
come nel caso di Alessandro Z. in seguito all’esperienza di un progetto post
diploma organizzato dal Tommaso Fiore.
-Quale indirizzo di
studio hai frequentato?
Ho frequentato l'indirizzo programmatori (Mercurio) presso l'I.T.C. A. De Viti De Marco di Triggiano.
Ho frequentato l'indirizzo programmatori (Mercurio) presso l'I.T.C. A. De Viti De Marco di Triggiano.
-In cosa consiste
il progetto a cui hai partecipato? Di cosa ti sei occupato?
Il progetto: "Tecnico superiore per la ristorazione e la valorizzazione dei prodotti territoriali e delle produzioni tipiche" si è strutturato sostanzialmente in due fasi:
Il progetto: "Tecnico superiore per la ristorazione e la valorizzazione dei prodotti territoriali e delle produzioni tipiche" si è strutturato sostanzialmente in due fasi:
1)
Lo studio delle varie materie del corso in aula con i docenti, gli esperti
delle aziende partner e gli addetti della scuola di formazione
"Universus".
In questo periodo a completamento della nostra formazione tecnico-commerciale, abbiamo assistito alle varie lezioni, ricevuto e studiato le dispense ed infine abbiamo sostenuto delle prove di fine modulo per comprovare l'effettiva conoscenza della materia studiata.
In questo periodo a completamento della nostra formazione tecnico-commerciale, abbiamo assistito alle varie lezioni, ricevuto e studiato le dispense ed infine abbiamo sostenuto delle prove di fine modulo per comprovare l'effettiva conoscenza della materia studiata.
2)
Le attività esterne tra cui diverse visite in aziende del panorama eno-gastronomico
Pugliese e la partecipazione a 2 importantissime fiere di settore:il
"Cibus" di Parma ed "Il salone del Gusto" di Torino.
In queste attività abbiamo potuto constatare praticamente tutto quello che ci era stato spiegato in maniera teorica in merito al marketing d'impresa, all'internazionalizzazione ed alla valorizzazione delle produzioni tipiche. Abbiamo inoltre partecipato agli stage formativi nelle aziende, prendendo parte attivamente alle attività d'impresa ed iniziando così a responsabilizzarci.
In queste attività abbiamo potuto constatare praticamente tutto quello che ci era stato spiegato in maniera teorica in merito al marketing d'impresa, all'internazionalizzazione ed alla valorizzazione delle produzioni tipiche. Abbiamo inoltre partecipato agli stage formativi nelle aziende, prendendo parte attivamente alle attività d'impresa ed iniziando così a responsabilizzarci.
-Di cosa ti occupi
oggi?
Lavoro in una azienda conserviera di Modugno. Ricopro un ruolo prettamente amministrativo spaziando tra gestione degli acquisti, controllo della qualità e gestione delle vendite,occupandomi così di tutta la filiera produttiva.
Lavoro in una azienda conserviera di Modugno. Ricopro un ruolo prettamente amministrativo spaziando tra gestione degli acquisti, controllo della qualità e gestione delle vendite,occupandomi così di tutta la filiera produttiva.
-All'inizio del
progetto pensavi potessi essere poi assunto?
All'inizio del progetto e considerando l'importanza delle aziende partner, speravo davvero di essere assunto.
All'inizio del progetto e considerando l'importanza delle aziende partner, speravo davvero di essere assunto.
-Cosa
consiglieresti ad un giovane che sta intraprendendo il tuo stesso percorso?
Ad un giovane che sta intraprendendo il mio stesso percorso, consiglio vivamente di impegnarsi in questo tipo di attività perchè a parer mio, sono le uniche che possono fornire un’esperienza completa sia dal punto di vista teorico che pratico. Lo stage in azienda ti dà davvero modo di capire come funziona la vita aziendale comprendendone a pieno tutti gli aspetti.
Inoltre, l'attività dei docenti e dei tutor è importantissima per la loro capacità di guidare,aiutare ed indirizzare i ragazzi nelle scelte che potrebbero cambiare il loro futuro.
Ad un giovane che sta intraprendendo il mio stesso percorso, consiglio vivamente di impegnarsi in questo tipo di attività perchè a parer mio, sono le uniche che possono fornire un’esperienza completa sia dal punto di vista teorico che pratico. Lo stage in azienda ti dà davvero modo di capire come funziona la vita aziendale comprendendone a pieno tutti gli aspetti.
Inoltre, l'attività dei docenti e dei tutor è importantissima per la loro capacità di guidare,aiutare ed indirizzare i ragazzi nelle scelte che potrebbero cambiare il loro futuro.
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