
19 luglio 2010. Alla Corte di Cassazione vengono depositate 1.401.432 firme: mai nel nostro Paese si era raggiunto un così elevato numero di consensi.
La Corte Costituzionale accoglie i quesiti referendari.
La parola viene data quindi alle urne.
12 e il 13 giugno. Circa il 55% degli italiani si reca a votare, il 95% di questi vota sì. “Si scrive Acqua si legge Democrazia... ora si legge meglio, VITTORIA”, scrive il comitato promotore. E’ un gran trionfo: è il trionfo della volontà popolare.
… una bella storia, da raccontare ai propri figli e ai propri nipoti quando chiederanno “che cos’è la democrazia???”.
Peccato però che finisca qui.
18 marzo 2012. Sono passati nove mesi dal referendum, quasi due anni dall’inizio della campagna di raccolta firme. I ragazzi di Giovani Menti Attive sono di nuovo a piazza Sedile, è domenica, la primavera è alle porte. Avvicinano la gente, la quale non si è dimenticata della volontà espressa non molto tempo addietro . C’è chi non riesce a nascondere la rabbia e chi confessa di essere combattuto fra il convincersi che nulla mai cambierà e la voglia di non arrendersi (a prevalere, fortunatamente, è sempre quest’ultima).
A tutti loro viene chiesto di lasciare ancora una volta una firma con la quale chiedere che la propria voce venga ascoltata. Più precisamente, si tratta di una lettera di reclamo e di diffida indirizzata all’Acquedotto Pugliese e riguardante le somme incassate in maniera indebita dal 21 giugno dello scorso anno, nonostante gli esiti del referendum. Si chiede il rimborso del 7 % riscosso come remunerazione del capitale investito e quindi l’eliminazione di tale cifra dalle prossime bollette.
Quei 26.130.637 voti vanno rispettati. Per essi non smetteremo mai di lottare: c’è di mezzo la nostra democrazia. Come diceva Voltaire “ sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu possa esprimere liberamente la tua idea”.
Vogliamo scrivere presto la parola “FINE” a questa storia.
Vogliamo sia un lieto fine.
Lucrezia Ferrante
Nessun commento:
Posta un commento