mercoledì 19 dicembre 2012

L'esempio delle donne contro l'ILVA



Per il secondo incontro del ciclo “Ambiente Consapevole” sottotitolato “Salute e Lavoro” abbiamo dato ascolto alla storia di sei donne in cerca di giustizia. E’ la storia di un’esistenza vissuta a Taranto e per questo indissolubilmente legata a quel mostro di 15 milioni di metri quadrati chiamato Ilva. Di Taranto abbiamo tutti sentito parlare, specie negli ultimi tempi, ma domenica ci siano trovati a dover rallentare il passo per poter guardare e affezionarci.

Nel documentario, realizzato da Valentina D’Amico e proiettato nel corso della serata, si racconta di come lo stabilimento industriale abbia seminato e semini tuttora lutti per la perdita di mariti, figli, genitori operai come di semplici cittadini avvelenati dagli inquinanti rilasciati dal gigante industriale, e generi sofferenza, ad esempio costringendo a vivere su una sedia a rotelle o privando bambini del diritto di vivere serenamente e gioiosamente, diritto che dovrebbe essere ineliminabile. Significativa anche la testimonianza di coloro che sono stati internati nella palazzina Laf, a ragione definita una sorta di assurda prigione, un “reparto punitivo”. Il lavoro dovrebbe dare dignità, non toglierla, come nel caso del mobbing. A seguito della proiezione è intervenuto il giornalista Vittorio Amodio, coautore dei testi e voce narrante. Amodio ha rivelato che il documentario è stato ignorato e/o criticato. E’ stato definito “militante”, nell’accezione negativa del termine. Ma l’aggettivo “militante” andrebbe più considerato come un complimento, perché milita per chi non vuole essere identificato da un numero di matricola e in generale per ogni cittadino tarantino e non solo. Forse viviamo in una società in cui il più grande egoismo è quello di non accollarsi un male che sembra non appartenerci per il semplice fatto che non si vede. E’ uno spettacolo amaro, è vero. Ma ci ricorda che è possibile ricavarne una spinta, una spinta a continuare a combattere, a non arrendersi e ad essere uniti…perché vengano rispettati il diritto alla salute e il diritto alla vita che appartengono A CIASCUNO DI NOI in quanto cittadini, ma prima di tutto PERSONE.

Ringraziamo, dunque, tutti coloro che hanno preso parte all'incontro, primi fra tutti Vittorio Amodio e le sig.re Margerita Pillinini e Vita Tinella, cittadine tarantine e protagoniste del documentario, per noi esempio di coraggio e tenacia.

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