domenica 19 settembre 2010

Il popolo dell’Acqua che diffida dei partiti (Vendola incluso)

Firenze. Si respira aria di sinistra e c’è un leader che si chiama Bersani, non Pier Luigi, ma Marco, di Attac Italia. Duecentocinquanta persone ieri, altre ancora attese oggi, per la due-giorni fiorentina con cui il movimento dei referendari anti-privatizzazione dell’acqua tenta di dare forma solida a una struttura che più liquida non si può, altro che partito veltroniano dei gazebo. Qui i volti raccontano un Paese diverso da quello dei comitati centrali dei partiti, diverso da quello imbellettato e invelinato della tv, raccontano un protagonismo civile impegnato che si è raccolto attorno a una battaglia “di civiltà dal valore internazionale”, come ripete Monica, attivista di Ya Basta!, del comitato trevigiano:
“Perché non guardiamo solo all’acquedotto sotto casa nostra, questa è una lotta globale per i diritti anche di chi vive dall’altra parte del mondo: per questo molti di noi guardano al Messico, all’appuntamento di Cancun, vertice della Convenzione Onu sul clima del prossimo novembre, come una tappa fondamentale per il movimento”.
Si parte, però, dal campo nazionale, dalla sfida a quella legge firmata dal finiano Ronchi che l’acqua l’ha liberalizzata, mettendo l’oro blu sul mercato. Come nella terra di Nichi Vendola, a cui molti qui guardano con speranza, dove a dicembre in Consiglio regionale è atteso il voto per la ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese. Quando prende la parola Federico del forum della Puglia, ragazzone di 25 anni, barba, maglietta e jeans, l’attenzione è massima: “È vero, a dicembre in Regione voteranno, ma i segnali al contrario di quello che speravamo non sono incoraggianti e le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo. Altrimenti, non si spiega la decisione dell’Acquedotto, il cui azionista unico è comunque la Regione, di chiudere le unità territoriali di Trani e Brindisi, il che vuol dire che se c’è un intervento da fare, gli addetti devono partire da Bari. I sindacati si sono lamentati, noi anche, continuiamo a sperare si tratti di un incidente di percorso, ma non è un bel segnale”.
A Napoli c’è anche chi ha il problema opposto, ad esempio. Pur sostenendo la richiesta di moratoria dei processi di privatizzazione in corso (in attesa del referendum), per non rompere un fronte unito “e una logica comunque giusta e assolutamente condivisa”. Maurizio Montalto, quarantenne in giacca e cravatta del Comitato Campania, spiega, però, il paradosso napoletano: “Da noi il servizio idrico è gestito fino alla scadenza dell’affidamento, il prossimo dicembre, da una Spa a capitale pubblico, su cui parte della politica non vuol mollare l’osso. La nostra richiesta al sindaco Rosa Russo Iervolino è quella di passare ad ‘azienda speciale’, un vero ente pubblico, e lei si è detta favorevole, come pare anche essere il resto della giunta. È in Consiglio che non ci sono i numeri però, perché il Pd è spaccato: c’è chi non transige dalla società per azioni. Non vorremmo che la moratoria fosse usata, quindi, per mantenere la situazione attuale oltre il limite stabilito”.
Non ci sono pause, l’assemblea è divisa in gruppi di lavoro, Beppe del coordinamento di Reggio, racconta della Sorical, società risorse idriche calabresi: “Ha applicato tariffe illegali a tutti i comuni, ma stiamo parlando della società che dal 2007 è indagata dalla procura di Catanzaro per l’inquinamento del fiume Alaco, il cui impianto di potabilizzazione ha avuto problemi anche nell’agosto scorso, quando l’acqua era marrone e puzzava”.
Un movimento che cerca di organizzarsi, perché nel caso di elezioni politiche anticipate il referendum potrebbe slittare al 2012, ammesso che Cassazione prima e Corte costituzionale poi diano il via libera (a gennaio il verdetto). “Dobbiamo essere pronti a convincere un milione e quattrocento mila italiani a firmare per i referendum, adesso bisognerà convincerne ancora di più a votarli questi referendum”, arringa Marco Bersani, che ha le idee molto chiare anche sulle forze politiche di riferimento: “Non ci sono. Con Di Pietro lo scontro è frontale perché hanno pensato solo alla loro visibilità, presentando un altro referendum. Ma tanti militanti dell’Idv sono qui, come molti del Pd, i cui vertici ci sono ostili”.
La galassia della sinistra c’è tutta o quasi, insieme a moltissimi “grillini”, impegnati duramente “al nostro fianco in una battaglia di sinistra”, dicono qui gli altri militanti, i “compagni”, “per quanto Beppe Grillo si affanni a dire che la sinistra fa schifo”.
da il Fatto Quotidiano del 19 settembre 2010

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