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In quella occasione l'assessore provinciale all'ambiente ribadiva a gran voce e con grande orgoglio che la Provincia di Bari è assolutamente a favore della realizzazione dei termovalorizzatori per "chiudere il ciclo dei rifiuti" (che in realtà non si è mai aperto, considerata la vergognosa ed illegale percentuale di raccolta differenziata dei comuni della provincia di Bari, per gravissime responsabilità degli enti locali).
La posizione della Provincia è sembrata già allora ferma e irremovibile, considerato il tono perentorio delle affermazioni dell'assessore e l’ironia indisponente con la quale accoglieva le osservazioni mosse dalle associazioni di cittadini.
Dopo un transitorio e fugace ripensamento (durato pochi mesi), la Provincia ha ora, a distanza di un anno da quella conferenza di servizi, riaffermato definitivamente il suo parere ufficiale favorevole all'inceneritore, infischiandosene altamente del parere negativo nel frattempo espresso con solide motivazioni da ARPA Puglia.
La provincia ha corredato il suo parere (firmato da un architetto) di "prescrizioni e condizioni" che hanno il sapore della beffa: si chiede all’azienda di individuare “campioni specifici di piante (ulivi e mandorli) sui quali testare periodicamente (annualmente) gli effetti degli inquinanti emessi dalla centrale” e di effettuare “un esame periodico (annuale) sui terreni adiacenti alla centrale ed in direzione del comune di Modugno, per monitorare i quantitativi di metalli pesanti, PCDD/F ed IPA eventualmente depositati sui terreni”.
In altri termini, secondo l’architetto che ha firmato il parere, l’azienda dovrebbe essere controllore di se stessa e la frequenza dei controlli dovrebbe essere annuale (con rischi certi di sottostima), su campioni selezionati dalla stessa azienda.
Mi dispiace poi per chi abita a Bitonto o a Bari, perché i controlli verranno eseguiti solo “in direzione del comune di Modugno”. Eventuali accumuli di diossine in altre direzioni non saranno verificati.
Ed anche qualora i controlli verificassero la presenza di diossine e/o altri veleni nelle piante o nel terreno, sarebbe troppo tardi, perché avremmo già per un anno mangiato i prodotti di quella terra e carni e derivati di animali della zona (che non sarebbero neanche controllati).
È come se dopo un omicidio annunciato con largo anticipo ed eseguito a coltellate, si andassero a contare quante sono state le coltellate subite dalla vittima, e lo si facesse dopo alcuni mesi dall’assassinio, disinteressandosi completamente della possibilità di evitarlo.
Anche qualora le concentrazioni di inquinanti “a posteriori” risultassero elevate, l’esperienza dell’ILVA di Taranto ci insegna che saremmo costretti a conviverci, perché di solito in questi casi non è il bene comune ad avere la priorità sugli enormi interessi economici che lo hanno di fatto sacrificato.
Per finire, poco conta per l’architetto-esperto ambientale della Provincia il fatto che le emissioni dell’inceneritore non si limiteranno a “metalli pesanti, PCDD/F ed IPA”, ma comprenderanno abbondanti quantità di particolato, che si sommeranno a quelle prodotte dalle emissioni della centrale di Sorgenia e degli altri impianti inquinanti della zona (classificata, ricordiamolo, tra le zone da bonificare), con certo incremento epidemiologico di infarti ed ictus.
E' bene che tutti siano consapevoli di questa posizione ufficiale della provincia di Bari.
Acquisito il parere ufficiale dell’amministrazione provinciale di centrodestra in merito alla questione inceneritori, aspettiamo con curiosità la voce altrettanto ufficiale del centrosinistra, sperando che esca dall’ambiguità e da silenzi che hanno sempre più sapore di connivenza.
Intanto i cittadini hanno espresso a gran voce la loro opinione, e continueranno a farlo in tutte le sedi possibili, istituzionali e non.
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