giovedì 24 giugno 2010

Articolo su Convegno 28 maggio 2010 “L’acqua non si vende”

Venerdì 28 maggio nella “Beatrice Romita” c’è stata una  grande serata di riflessione sulla rivalutazione del bene acqua. Il convegno, improntato sull’ equazione acqua = democrazia,
è iniziato con la proiezione di un video, in cui Padre Alex Zanotelli, uno dei massimi esponenti nazionali della battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, ringraziava tutti coloro che stanno contribuendo alla campagna referendaria. Ma non solo. Infatti ha colto l’occasione per auspicare il
superamento dell’atomizzazione a cui sono stati abituati gli italiani.
Solo mediante la formazione di una pluralità di gruppi di cittadini consapevoli e attivi, si potrà spingere dal basso al fine di ottenere una maggiore considerazione, anche sotto il profilo legislativo, di beni essenziali come l’acqua. Appena terminato il video, ha preso la parola il moderatore, nonché portavoce dell’Associazione “Giovani Menti Attive”, il sig. Giuseppe De Benedictis, il quale ha subito evidenziato il grande risultato raggiunto dall’ associazione, congiuntamente al Comitato cittadino “Pro-Ambiente”. Queste
organizzazioni, mediante uno strumento di democrazia diretto quale che è la petizione popolare, hanno raccolto 1922 firme al fine di chiedere al Consiglio Comunale di deliberare sul riconoscimento, nel proprio Statuto Comunale, del Diritto umano all’acqua nonché del servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.
Si auspica che questo grandioso risultato venga ulteriormente incoronato a breve con la delibera, di quanto richiesto, del consiglio comunale, di cui l’indizione sarà posta tra pochi giorni, come
promesso in serata dal Sindaco dott. Giuseppe Rana, il quale si è mostrato molto sensibile a questa tematica.Subito dopo la parola è passata all’ ins. Michele Loporcaro, referente del Meet-up “Ilgrillaio” nonché del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”. La prima parte del suo discorso si è basato sulla dequalificazione dell’acqua utilizzabile. Questa infatti pur essendo poca in proporzione  rispetto a quella esistente sul globo terrestre, è ancora tanta. Infatti l’era del consumismo non sta intaccando la
stessa quantità, ma la qualità, dato che l’acqua uscente dai processi produttivi, non è la stessa di quella entrante. Pertanto quando pensiamo all’utilizzo dell’acqua non dobbiamo solo riferirci solo all’idoneo utilizzo o meno che ne facciamo per l’uso domestico, ossia per lavarci, per cucinare, per pulire la casa. Ma dobbiamo anche pensare all’acqua utilizzata, forse anche malamente, soprattutto nella produzione dei beni che noi quotidianamente consumiamo.  All’uopo, è doveroso citare alcuni dati: per 1kg di manzo, occorrono 16000 litri d’acqua; per 1kg di riso 3000 Litri; per 1kg di grano 1350 litri; solo per una tazza di caffè 140 litri. Ci accorgiamo che consumiamo e/o utilizziamo più di quanto non sembra. Pertanto secondo i dati di “waterfootsprint” in media l’uomo consuma 1200 metri cubi d’acqua
all’anno. L’italiano ne consuma il doppio, insieme agli americani. Poi in Paesi come il Gambia, c’è un consumo di acqua di 1,5 metri cubi a persona.Successivamente il sig. Loporcaro ha focalizzato l’attenzione del  pubblico sul tema “ Lo spreco dell’acqua mentre beviamo”. Ha evidenziato come è vero che noi, mentre affermiamo il diritto all’acqua,  la consideriamo anche una merce.  Siamo
soliti comprare acqua in bottiglia. Ma tutto questo come è avvenuto? Ci avranno forse inculcato l’idea che l’acqua in bottiglia è più potabile rispetto a quella del rubinetto e della fontana? C’è forse qualcuno dietro tutto ciò? Forse  fautrici di ciò saranno le due grandi Multinazionali della privatizzazione dei servizi idrici, come la Veolia e la Suez,  che caso strano stanno dietro anche alle costruzioni di inceneritori, cosi questi brucino le bottiglie da loro prodotte? Sta di fatto che dal 1995 i consumi dell’acqua in bottiglia sono aumentati proporzionalmente ai finanziamenti fatti, tale da rendere l’Italia il secondo Paese al mondo consumatore dell’acqua in bottiglia, preceduti solo
dall’Arabia Saudita. In aggiunta a ciò, è doveroso dire che questo business non è determinato dalla  non potabilità dell’acqua di rubinetto, di cui l’Italia è uno dei pochi Paesi che ne gode il primato.
Possiamo inoltre subito verificare che il consumo dell’ acqua in bottiglia comporta una serie di conseguenze negative: dallo spreco dell’acqua per la produzione delle bottiglie di plastiche, all’ulteriore inquinamento cagionato dalle discariche di bottiglie, dato che la plastica non è biodegradabile; fino ad arrivare al maggior sperpero di danaro considerato che per 1,5 litri di acqua in bottiglia, occorre 1 euro, per 1000 litri di acqua dal rubinetto, c’è bisogno solo di 1,20 euro.
In ultimo ha proferito la dott.ssa Loretta Moramarco, anch’essa rappresentante del “Meet – up ilGrillaio” e del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”. La relatrice ha incentrato il suo discorso sulle mistificazioni fatte intorno alla privatizzazione. In primis si è detto che l’ Unione Europea ha obbligato alla privatizzazione dell’acqua. Se fosse vero ciò, la Francia sarebbe stata sanzionata dalla stessa, dato che Parigi, dopo vent’anni di privatizzazione, è ritornata alla pubblicizzazione del servizio
idrico. Quindi l’UE ha solo consentito alla privatizzazione. Secondo. La privatizzazione consentirà un abbassamento dei costi, dato che ci sarà libera concorrenza.  Ma come potrebbe avvenire questo, se gli impianti saranno sempre gli stessi? Non ci sarà, invece, una gestione privata di natura quasi monopolistica? Si è detto inoltre che con i privati, ci saranno meno sprechi d’acqua, e quindi un abbassamento delle tariffe. Potrebbe essere realizzato un interesse comune da una società che per definizione deve trarre profitto? L’ ultima mistificazione delinea che con la privatizzazione si aumenteranno gli investimenti nei servizi idrici. Se fosse vero questo, per quale motivo si spiegherebbe un cambiamento di rotta da parte di Parigi stessa?  Per tutte queste montature al giorno d’oggi tutto il Forum Nazionale dell’acqua si sta impegnando per la raccolta firme per l’indizione del referendum che abolirà la privatizzazione voluta dal Decreto Ronchi (per il quale è stata richiesta la
questione di fiducia per l’approvazione), nonché della Legge Galli del lontano 1994, per aprire la strada per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Da quanto si deduce, si osserva come la cittadinanza attiva abbia mosso tutti gli strumenti di democrazia diretta. A livello locale si fa uso della petizione popolare, nonché dell’iniziativa di delibera popolare (si pensi a ciò che è accaduto a Torino). A livello nazionale ci si sta incamminando sulla via referendaria, senza dimenticarsi della legge d’iniziativa popolare (tutt’oggi ancora giacente nei cassetti del Parlamento) per la quale tre anni fa sono state raccolte ben  400.000 firme.La serata si è conclusa con l’apertura di un dibattito che
ha portato alla considerazione di un bisogno di una nuova cultura dell’acqua. Infatti l’uomo, nella sua tenera età, dovrebbe esser educato a considerar l’acqua come un bene prezioso. Dovrebbe diventar un portatore d’acqua pubblica, e non un consumatore di acqua in bottiglia. Nel momento in cui si consuma l’acqua più del dovuto,  è chiaro che va  a intaccare una quantità che non gli appartiene. È necessario porre veramente un freno all’ inarrestabile consumo non solo di acqua, ma anche di quei materiali usa e getta, prodotti anche grazie all’acqua. A tal proposito l’ins. Michele Loporcaro ha ricordato che nel 2009 il giorno del sorpasso è avvenuto il 30 settembre , ossia il giorno in cui
l’umanità finisce di consumare quanto riesce a rigenerare la terra.  Per questo l’uomo dovrebbe veramente considerar l’acqua come diritto inalienabile, e non una merce.

RIVENDICHIAMO I NOSTRI DIRITTI. RISPETTIAMO I NOSTRI DOVERI.
Tommaso Trevisi

Nessun commento:

Posta un commento