Ognuno di noi ogni giorno viene chiamato a fare delle scelte, ciascuna viene presa in base a diversi criteri che spesso e volentieri sono cuciti sulla persona interrogata, e altro non sono che il frutto dell’esperienza individuale. Ogni decisione comporta delle conseguenze di cui si diviene responsabili. L’ignavo preferisce di gran lunga aggirare l’ostacolo e limitarsi a spettatore piuttosto che ad attore della propria vita. Nel momento in cui l’istituzione, all’epoca, veniva meno nella guida del cittadino era l’intellettuale a doversi porre da riferimento e guida per l’uomo.
Ai giorni nostri, giorni in cui la presenza dell’istituzione spesso non la si sente vicina e a tutela dei nostri diritti, ci dovremmo porre due domande :
Ai giorni nostri, giorni in cui la presenza dell’istituzione spesso non la si sente vicina e a tutela dei nostri diritti, ci dovremmo porre due domande :
- perché questo accade, visto e considerato che le persone che ci rappresentano, o almeno dovrebbero, le abbiamo elette noi stessi democraticamente?
- Dove e quando termina la nostra singola responsabilità? Una volta aver votato il nostro compito è terminato oppure continua? E in che maniera?
Procedendo dal particolare all’universale, il discorso si potrebbe intavolare a partire dall’esperienza concreta della famiglia. Come un genitore nella vita quotidiana costituisce un modello per il proprio figlio, e quindi ogni azione o decisione da lui presa si ripercuote sulla sua formazione, così tutte le scelte prese dalla classe dirigente che ci governa, da quella comunale a quella internazionale, finiscono per incidere e condizionare ogni aspetto della società. Con il voto esercitiamo uno dei più fondamentali diritti. Ecco perché dovremmo andare alle urne con cognizione di causa senza appoggiare un tale solo perché parente o sulla base di vane promesse fatteci, ma guardando al passato della persona e del suo partito politico in relazione a quello che è il suo programma elettorale cercando di capire quanto sia valido e coerente.
Ma con il voto non finisce il “nostro dover essere” cittadini responsabili. Ciò continua nel dover vigilare sull’operato e sul rispetto di quello che si è detto in campagna elettorale e laddove ci siano mancanze, il nostro dover essere cives consapevoli sta nel fornire servizi, avanzare progetti e perché no, probabili soluzioni ai diversi problemi presenti sul territorio.
Deve nascere quindi cooperazione, senza che ci sia sostituzione dei cittadini al posto dell’Istituzione o viceversa.
L’errore in cui spesso si cade, inoltre, è di fermarsi a guardare sino a “questa siepe, che da tanta parte/ dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, senza spingersi oltre. Se non ci si fermasse al proprio “orticello” e si pensasse e, perché no nascesse una vera e propria cultura, in termini di “Bene Comune” piuttosto che al solo interesse personale, molto probabilmente la presenza di una cittadinanza attiva e consapevole porterebbe anche coloro che ci rappresentano a pensare e decidere in funzione della popolazione e non solo ai propri affari privati rispettando così il secondo comma dell’articolo 54 della costituzione che recita: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno un dovere di adempierle con disciplina e onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Nella Modugno odierna si inizia a sviluppare una cittadinanza attiva consapevole grazie tra l’altro ad associazioni fortemente radicate sul territorio. Si comincia a capire che andar oltre la siepe significa non solo migliorare la società, ma anche se stessi trovando quindi il giusto equilibrio. Quindi come è evidente micro e macro cosmo sono collegati. Entrambi subiscono l’influenza dell’altro inevitabilmente. Ecco perché qualsiasi problema che riguarda la società non lo dobbiamo considerare lontano da noi, ma qualcosa che ci appartiene, scoprendo anche che problematiche di diversa natura sono collegate tra loro, diventando un tutt’ uno. Emblema di tutto ciò a Modugno è proprio Lama Misciano, ove politica, economia, cultura, ambiente e società si intrecciano. Si scoprono cosi indeterminati spazi, o meglio si aprono nuove prospettive. Ecco perché dobbiamo entrare nell’ottica delle idee che qualsiasi nostro problema personale, come il lavoro, è anche una preoccupazione per l’altro. Quindi perché non unire le forze?
Altro errore in cui cadiamo spesso è lo stato di rassegnazione. Affermiamo spesso e volentieri frasi del tipo: le cose non cambieranno mai. Sono sempre andate in un certo modo e perseguiranno sempre questa via. Ma non è vero un bel niente. Prendendo atto di una realtà discordante dalle nostre necessità ci renderemmo conto che questo è il momento fondamentale per il miglioramento e per la svolta.
Non bisogna scoraggiarsi. È necessario reagire a questo stato di passività. Dobbiamo far in modo che le nostre conoscenze siano messe a disposizione di tutti. Dobbiamo dar vita a una cultura altruista e non individualista: prendendo come riferimento Dante, che si prodigava per la rinascita dei veri valori antitetici sicuramente alla lussuria, alla superbia e all’avarizia, ponendosi come guida per i suoi contemporanei e non solo, così ognuno di noi è chiamato al difficile ma indispensabile compito di chiedersi: cosa posso fare io per cambiare, ossia per migliorare in meglio lo stato delle cose ?Qual’ è l’apporto che singolarmente possiamo dare? Individuato il da farsi, ci si incammina, avendo sempre in mente l’obiettivo, non tanto cullandosi contro chi si sta lottando, ma per cosa (e quindi non solo per se, ma anche per l’intera collettività, o nei peggiori dei casi della maggior parte) e da ciò avere la forza per andare avanti. A tal punto sovvien in mente ancora Dante: penultimo canto dell’inferno. Il conte Ugolino, paga il prezzo delle sue colpe, con la morte dei suoi figli. Dice dante: si vuol manicar ambo le mani per lo dolor. Noi non possiam permettere che i nostri figli, i nostri concittadini, uomini come noi scontino il prezzo delle nostre omissioni. Incominciamo a conoscere, a informarci, discerniamo le cose vere da quelle false… creiamo un’ effetto domino, divenendo cosi cittadini responsabili..
A questo Giovani Menti Attive ci crede… Mi concedo con una frase tratta dal film “la siciliana Ribelle”: FORSE UN MONDO ONESTO NON ESISTERA`MAI, MA CHI CI PROIBISCE DI SOGNARE? SE CIASCUNO DI NOI PROVA A CAMBIARE, FORSE CI RIUSCIREMO.
Giuseppe De Benedictis
Nessun commento:
Posta un commento